Il primo passo per risolvere i problemi
“Troppo spesso, di fronte a un problema, si ha la tendenza a cercare la spiegazione piuttosto che la soluzione” Giorgio Nardone
Spesso, quando abbiamo un problema che ci occupa la mente o uno stato di frustrazione dovuto a qualcosa che non siamo riusciti a dire o a fare come avremmo voluto, tendiamo a domandarcene il perché. Ci chiediamo “Perché ho detto così?” o “Perché ho fatto cosà?” e lo facciamo con la speranza di trovare il motivo che ci ha spinto a comportarci in quel modo che, al ripensarci, ci fa stare male e ci fa sentire insoddisfatti, arrabbiati o tristi.
Domandarsi il perché delle nostre azioni è molto utile in quanto ci permette di rivolgere l’attenzione sulle cause del problema per guardarlo ed esplorarlo meglio e ci consente di “riconoscerlo”.
Dopo di ché, è altrettanto importante (essenziale, oserei dire) porsi un’altra fondamentale domanda. Una domanda che ci da la possibilità di spostare velocemente l’attenzione dal problema alla sua soluzione più funzionale, ossia:
In quale altro modo posso dire o fare “quella cosa”?
Questa semplice domanda racchiude in sé un potere di risoluzione che il chiedersi “il perché” non ha.
Ti spiego perché è importante chiedersi "in che altro modo"
Soffermandoci eccessivamente sul “perché”, quando tendiamo a ruminare troppo, corriamo il rischio di appesantirci maggiormente, di buttarci giù e di sentire che non siamo in grado di fare nulla per cambiare. Possono insorgere sensi di colpa, sentimenti di incapacità o peggio ancora di impotenza generale. In altre parole, così facendo rischiamo di investire tutte le nostre energie mentali per ancorarci sul passato e sul problema senza lasciarne abbastanza per stare sul presene e trovare una soluzione concreta, come diceva Nardone.
Invece, chiedersi “in che altro modo” genera l’attività cerebrale legata al pensiero creativo che ti aiuta a spostare l’attenzione dalla pesantezza del problema alla ricerca attiva di una nuova e divergente soluzione.
Le migliori strategie per cambiare ciò che non ti piace o non ti sta più bene partono da qui: dalla tua capacità di creare e immaginare nuovi modi di fare e di vivere. Creare modi alternativi di agire nei confronti di un problema ti permette di arrivare facilmente a soluzioni utili ed ecologiche, nel senso di “rispettose della tua persona”, che ti fanno stare bene e sentire soddisfatta di te.
Questa possibilità di generare soluzioni ai problemi (problem solving), così come quella di acquisire una buona distanza psicologica dalle situazioni in modo da renderle meno travolgenti, è una capacità cognitiva che può essere allenata.
Come?
Allenando quei processi cognitivi fondamentali implicati nella ricerca di soluzioni, come l’attenzione focalizzata, la flessibilità e la memoria di lavoro, ma non solo. Anche la capacità di riformulare il problema si dimostra un’azione particolarmente strategica, in quanto permette di concentrarsi su ciò che viene ritenuto importante, eliminando il superfluo. Non a caso John Dewey, diceva
“Il problema è a metà risolto, se è ben formulato”
Vuoi capire come formulare bene i problemi?
Scrivimi e costruiremo subito la tua personale strategia divergente!
Chi sono
Alessandra Melis, Psicologa a indirizzo lavoro e organizzazioni.
Come psicologa, così come consulente manageriale e formatrice, lavoro fianco a fianco coi miei clienti per costruire insieme la loro “strategia divergente”, una strategia nuova, utile e capace di aiutarle a superare i momenti di stallo e raggiungere i loro obiettivi.
Nella mia esperienza coi gruppi e con le aziende ho imparato che spesso basta modificare anche solo un piccolo dettaglio per ottenere un grande cambiamento. Addirittura, a volte, è sufficiente lavorare prima su ciò che già si possiede e utilizzarle come leve per cambiare quello che non ci piace più o non serve ai nostri scopi.